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Immagine del redattoreNicole Elardino

CIBI TIPICI SARDI

Aggiornamento: 22 mar 2021

La Sardegna è una terra piena di vere prelibatezze: ecco gli elementi tipici della cucina sarda:


MIELE: un tempo prodotto con l’utilizzo di arnie rustiche, veri e propri cilindri di sughero all’interno dei quali si raccoglievano gli sciami di api, la produzione del miele è oggi fortemente legata al territorio. Si avvale dell’insostituibile lavoro delle api in collaborazione con la profumata macchia mediterranea per il confezionamento di preziosi nettari unifloreali. Particolarmente pregiato il miele di corbezzolo è caratterizzato da un colore ambrato e da un tipico gusto amaro, noto per le sue proprietà antisettiche, è spesso usato contro forme di bronchite asmatica. Non da meno il miele di asfodelo, ottimo ricostituente, di colore chiaro e dal sapore dolce e delicato, e il miele di cardo, dal colore ambrato e dal sapore leggermente amaro. Dotato di una fragranza intensa e di una colorazione ambrata, il miele di eucaliptus ha il tipico aroma di caramello. Le sue proprietà balsamiche sono piuttosto note e di solito viene utilizzato come rimedio contro raffreddori e bronchiti.

FREGOLA: tipica del Campidano, la fregola è una preparazione a base di semola di grano duro e acqua. Per ottenere la forma di piccole palline, la semola viene lavorata dentro un recipiente in terracotta dal fondo ampio con un movimento circolare delle mani sino al completo assorbimento dell’acqua. Poi viene messa ad essiccare nel forno e cucinata come risotto o come minestra. Può essere abbinata sia al pesce che alla carne. Uno dei piatti tipici della zona di Cagliari è Sa fregula con cocciula (fregola con arselle), saporita minestra a base di arselle.


CULURGIONES: i culurgiones sono una varietà di ravioli, tipica dell’Ogliastra, preparati con una pasta a base di farina e acqua e un ripieno fatto di patate e formaggio acido (casu de fitta), racchiusi all’estremità con una forma a spighetta che termina con una specie di cornetto appuntito.La lavorazione richiede abilità e delicatezza. Gli ingredienti con cui si forma il ripieno variano a seconda della zona di provenienza. Si servono bolliti e conditi con sugo di pomodoro fresco e una spolverata di pecorino stagionato. Vengono serviti anche cotti alla brace e talvolta fritti.


CINGHIALE: Più piccolo rispetto alla specie nominale, il cinghiale sardo (Sus scrofa meridionalis), è forte e robusto, con gli arti posteriori più corti degli anteriori. Le sue origini risalgono al neolitico (così come attestano anche le sequenze stratigrafiche della Grotta Corbeddu di Oliena, che documentano per la prima volta la presenza del cinghiale ‘Sus Scrofa Vittatus’). Anche “la caccia grossa al cinghiale” veniva praticata anticamente ed era diffusa in tutta l’isola.


IL “PANE DELLE FESTE”: Il pane nella tradizione sarda occupa un posto di grande rilievo. Da secoli è considerato un elemento sacro. Da cibo indispensabile e quotidiano, è diventato una vera opera d’arte. La sua lavorazione era affidata alle “donne di casa”, che lo confezionavano in svariati modi. Vissuto come un momento di grande importanza sociale, il rito del pane, diviene anche lo specchio della qualità degli ingredienti che si differenziano da zona a zona. Attraverso le sue forme e i gusti più diversi scandiva i ritmi della vita degli abitanti della Sardegna.


PANE CARASAU: uno dei pani maggiormente conosciuti della Sardegna è senza dubbio il “carasau”. Dai turisti è conosciuto come carta da musica, per via dello spessore sottilissimo, che infatti non può superare i tre millimetri. La sua produzione è concentrata nelle aree interne dell’Isola e in particolar modo in alcuni comuni tra cui Oliena, Dorgali, Gavoi e Desulo. Nel mondo agro pastorale questo prodotto è consumato con il formaggio di pecora e di capra. Il connubio, oggi riscoperto da numerosi ristoranti sardi, è una autentica delizia per il palato. Il pane “carasau” è ancora oggi diffuso in tutta l’Isola e si può trovare nei migliori ristoranti. La prelibatezza di questo prodotto ha portato in tempi recenti ad un rapido aumento delle esportazioni in Italia e all’estero.


PECORINO DOP: Il pecorino sardo può essere definito il re dei formaggi sardi e simbolo della Sardegna nel mondo. Sono numerosi i riconoscimenti che sono stati attribuiti a tale prodotto, tra cui: è stato inserito nella rosa dei formaggi a Denominazione di Origine e nel 1996 ha ottenuto il marchio D.O.P. Tale formaggio viene solitamente confezionato in forme che raggiungono un peso massimo di 3 kg. Le notevoli qualità organolettiche di tale prodotto sono una garanzia di prelibatezza per i consumatori. Il pecorino sardo si divide in due tipologie fondamentali: il dolce e il maturo, che si differenziano per la durata della stagionatura. Il pecorino dolce viene stagionato per un periodo inferiore rispetto al pecorino maturo che ha una stagionatura minima di sei mesi. Il pecorino sardo, che si presenta con una pasta compatta e un colore bianco deciso, subisce una stagionatura di circa tre mesi. Grazie a questa, il prodotto finale risulta un formaggio versatile che può essere gustato a tavola in tutte le portate. La tradizione gastronomica sarda vuole che tale formaggio venga arrostito e consumato nella sua croccantezza.


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