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Immagine del redattoreNicole Elardino

ECCELLENZE DELLA TAVOLA LOMBARDA

Aggiornamento: 22 mar 2021

La tradizione lombarda ci offre da sempre eccellenze culinarie consolidate e ben conosciute da tutti, oggi vi parliamo di alcuni prodotti tipici della valle bergamasca e dalla bella Mantova.

LO STRACHITUNT DOP: un erborinato a pasta cruda con latte vaccino d’alpeggio, progenitore del Gorgonzola, prodotto in Val Taleggio solo dalla famiglia Locatelli; fa parte dei Formaggi Principi delle Orobie, un marchio nato di recente per tutelare sette re indiscussi della produzione casearia di Bergamo.


SARDINA ESSICCATA DEL LAGO D'ISEO: Si conserva con una tecnica particolare: dopo aver riposato 48 ore sotto sale, viene lasciata essiccare per circa un mese in luoghi arieggiati, poi riposta in dei contenitori e pressata a mano per far sgrondare il grasso. Infine, viene conservata in un barattolo chiuso, ricoperta di olio, per circa quattro mesi, da dicembre a marzo e, solo a questo punto, mangiata. Tuttavia, il suo consumo ideale resta sempre fresca, scottata alla piastra, con un po’ di polenta.

PATATA DI ROVETTA: Il territorio intorno al comune di Rovetta si conferma particolarmente proficuo anche per un altro prodotto, oltre al Mais Rostrato Rosso: è la celebre patata a pasta bianca di Rovetta, che in passato ha costituito uno degli alimenti principali dell’alimentazione locale. Un tempo, infatti, erano molti di più gli agricoltori che la coltivavano, anche perché, com’è noto, le patate prediligono le fresche temperature di montagna. Ancora oggi continua la sua produzione, seppur più limitata, ma sempre caratterizzata da una consistenza particolare.


SCAROLA DI BERGAMO: la provincia di Bergamo è l’unico territorio eletto per la sua produzione, così come la dizione aggiuntiva “dei colli” si può utilizzare solo se il prodotto viene coltivato all’aperto sui colli della città. Infatti, a dimostrazione di quanto detto in precedenza, questa scarola si coltiva proprio sulle colline e nei terreni intorno alle mura della Città Alta, in particolare Borgo Canale, oltre che nelle Valli. Questo particolare tipo di invidia è in via d’estinzione, poiché viene prodotta con un’antica tecnica tradizionale, tramandata da generazioni, che richiede molto tempo, e che è stata ormai, nella maggior parte dei casi, sostituita da macchinari moderni. Il processo è quello dell’imbianchimento delle foglie interne, che può avvenire sia in cantina che in campo: le piante, raccolte da ottobre a marzo, vengono disposte a cespi eretti e lasciate al buio per 7- 12 giorni, fino a quando il cespo non assume la colorazione bianca. Il risultato finale sarà una scarola con un cuore chiaro, molto più fragrante e anche meno amara del solito.


POLENTA BERGAMASCA: Piatto da sempre diffuso soprattutto nel Nord Italia, in bergamasca è diventato simbolo della tradizione popolare; identitaria di questi luoghi, nel passato la polenta è stato l’alimento quotidiano che ha sfamato intere generazioni, la si mangiava a colazione, a pranzo e a cena accompagnandola con quanto offriva il territorio, quindi carni, verdure, formaggi e gustosi sughi.


SBRISOLONA: Dolce duro estremamente friabile, che non si taglia ma che si spezza formando le caratteristiche "brise". Di origini antichissime, probabilmente appartiene alla cultura contadina, in quanto la possibilità di conservare questa torta a lungo , la rendeva sempre disponibile ad essere offerta con un buon bicchiere di vino.


ANELLO DI MONACO: L'origine di questo dolce risale alla fine dell'Ottocento, quando si insediò il pasticcere svizzero Putcher che iniziò a produrre dolci che si rifacevano alla tradizione Svizzera e Mitteleuropea.

Il dolce ha la forma di un panettone con un buco nel mezzo. L'interno ha vari livelli di farcitura mentre la parte superiore è tutta ricoperta di una bianchissima glassa di zucchero. Questo dolce si trova solo a Mantova ed è il dolce più consumato nel periodo natalizio.


GRANA PADANO E PARMIGIANO REGGIANO (DOP): La storia di questi due formaggi si perde nella notte dei tempi: la nascita del Grana Padano è ricondotta agli inizi del secondo millennio, a cura dei monaci benedettini dell'abbazia di Chiaravalle; l'origine del Parmigiano Reggiano è fatta risalire al XIII secolo e trova testimonianza in una citazione del Boccaccio nel Decamerone (scritto intorno al 1350) per "condire maccheroni e ravioli". La provincia di Mantova vanta la presenza di entrambi i formaggi, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, in due zone di produzione, rispettivamente a nord e a sud del Po. I due formaggi sono prodotti in una settantina di caseifici sociali cooperativi più una decina di caseifici industriali privati. La produzione di questi due formaggi è tutelata dai rispettivi consorzi di tutela e promozione: "Grana Padano" e "Parmigiano Reggiano".

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